Vix e Volatilità i protagonisti del 2018

Ha dominato i titoli dei media nel 2018, e anche se non è un asset finanziario può diventare oggetto di investimento grazie a futures ed Etf. Ma considerarla come tale può causare rischi ed eccessi pericolosi.

Volatilità. Potrebbe aspirare alla nomination come “parola dell’anno” 2018, almeno per quanto riguarda i mercati finanziari. Il Vix, detto anche indice della paura, è stato forse il più gettonato dai titoli di giornali e tv finanziari da gennaio a dicembre. Vale a dire da quando gli indici di Wall Street, lanciati a tutta velocità in partenza d’anno, sono andati a sbattere contro la prima correzione, dopo il 26 di gennaio, fino a quando a cavallo di Natale hanno messo in scena la più spettacolare giravolta della storia di Wall Street finendo a chiudere il peggior dicembre dal 1931, ma anche mettendo a segno il giorno di Santo Stefano il rialzo più imponente di sempre in termini di punti del Dow Jones: 1.086 e qualcosa. Da quanto l’indice è stato creato, nel maggio del 1983, 7 dei 20 più importanti movimenti al rialzo si sono verificati nel 2018, e sempre nel 2018 sono stati registrati 11 dei 20 movimenti al ribasso più importanti. Ovviamente in termini percentuali il discorso cambia, con il record negativo ancora saldamente detenuto dal crash di ottobre 1987 – con il 22,6% -seguito dai tonfi consecutivi dell’autunno del 1929. Ma i numeri con molti zeri fanno comunque impressione e funzionano nei titoli.

ETF COSTRUITI SU FUTURES COSTRUITI SU OPZIONI

Per questo il Vix attira tanto interesse e curiosità. Non è un indice come gli altri, tipo lo S&P 500, in quanto non misura il valore di un asset sottostante, ma solo l’intensità di un movimento implicito ma inespresso al rialzo o al ribasso. Eppure sulla volatilità si può investire come su un indice azionario, anche se il percorso è un po’ contorto. A Chicago infatti hanno costruito i futures sulla volatilità, che si basano sulle opzioni put e call a scadenza 2, massimo 3 mesi sui titoli dello S&P 500. In pratica in questo modo i futures, che sono un asset finanziario a tutti gli effetti, rispecchiano la volatilità implicita nei prezzi delle opzioni. Più una put – vale a dire il diritto a vendere a un prezzo predeterminato entro una scadenza data – costa, più vuol dire che il mercato scommette su un apprezzamento, che deriverebbe da una caduta del prezzo del sottostante. Però c’è un problema dovuto proprio alla struttura del futures e soprattutto degli ETF che lo replicano…

Fonte : FinaciaLounge